mercoledì 3 febbraio 2010

Gateau, cattò o gattò?




Salve a tutti! Ora vi racconto come vanno le cose in questi giorni. Venerdi 5 parto per la Germania, torno lunedi 8 e mercoledi 10 febbraio alle 8 e 30 del mattina ho l'ultimo esame di storia del cristianesimo. Questa cosina da niente si porta dietro un libro di tipo 1000 e dispari pagine con capitoli lunghissimi e interminabili discussioni sull'apologetica cristiana asiatica e gli eresiologi. In questi ultimi giorni mi sono davvero trascinata a studiare, ogni scusa era buona per alzarmi dalla sedia, spulciare fra i blog, ascoltare un po' di musica... per cui a codesto passo il capitolo VI sull'età degli Antonini pareva fosse destinato a non avere mai termine. Eppure quando sembra che tutto vada storto, intravedi la luce dell'ultima pagina e senza nemmeno accorgermene, mi sono trovata ieri pomeriggio ad aver miracolosamente finito. Urgeva un seppur minimo festeggiamento, un vezzo con cui premiare le mie stanche membra! E così mi sono fatta un gattò di patate (l'unica cosa buona per la quale avevo tutti gli ingredienti a disposizione).
Ora lasciate che io vi racconti cos'è un gattò.
Per tutti quelli che abitano nel circondario campano la spiegazione è superflua: qua tutti sanno cos'è un gattò, una delle grandi glorie della cucina partenopea. Per il resto dell'italica popolazione il gattò o cattò deve il suo nome al francese gateau (dolce): in Campania esso indica una preparazione salata a base di patate lesse e schiacciate, latte e uova. Non credo di sbagliare se dico che suddetta gloria della cucina ha scaldato i cuori di praticamente ogni abitante di Napoli, la sua bontà è rassicurante, sa di casa, sa di mamma. E' per questo che per festeggiarmi mi sono fatta un gattò. Le dosi, essendo una cosa così casereccia, purtroppo sono ad occhio, ma cercherò di essere il più precisa possibile. Esportiamo il gattò!

Per un gattò di circa 22 cm di diametro (ce lo siamo fatti fuori in due)

4 patate grosse
2 uova medie
250 ml di latte fresco intero
50 g di grana grattugiato
200 g di provola affumicata dei monti Lattari (la provola deve essere buona, per carità) tagliato a dadini
100 g di prosciutto cotto
pangrattato
burro
sale e pepe

Prima di cominciare una piccola nota: si dice che nel gattò più ci metti e più ci trovi. C'è chi mette la mozzarella, la provola, la mortadella, il prosciutto e così via. Io personalmente alla mozzarella preferisco la provola (quella dei monti Lattari -sopra Sorrento per chiarirci) che da quel sapore bello affumicato, mentre alla mortadella preferisco il prosciutto cotto, più delicato. Rimane comunque il fatto che dentro potete metterci praticamente tutto, a patto che sia un affettato, un formaggio e che sia buono. Proseguiamo.

Lessate le patate, pelarle e schiacciarle nello schiacciapatate. Mettere la purea di patate in una ciotola capiente. Aggungere le due uova, il latte, il grana, il sale e un po' di pepe e amalgamare tutto con le mani -è tanto tanto divertente! Aggiungere ora la provola e il prosciutto tagliato o a cubetti o a straccetti, come preferite. Ora prendete la vostra teglia, imburratela e cospragetela di pangrattato (come si fa quando si imburra e infarina, qui invece si imburra e si pangratta!). Ora versateci il gattò, livellate la superfice e cospargetela di pangrattato. Con le dita poi ricavate tanti fiocchetti di burro e sistemateli a intervalli più o meno regolari sul gattò. Adesso infornate in forno già caldo a 200/220° per circa mezz'ora, fin quando la superficie non è ben dorata. Questa è la parte più dura: il gattò emana generalmente un odore inebriante, per cui sarete tentati di mangiarlo subito, appena sfornato! Non vi azzardate, altrimenti dovrete correre al reparto grandi ustionati! Il gattò è micidiale! Bisogna aspettare almeno mezz'ora, che si freddi, per gustarlo come si deve! Quindi una volta atteso il tempo necessario a salvarvi la vita, potete tagliarlo a fette e servire!
Buon appetito, anzi come dicono i tedescofoni del nord Guten Appetit, o come dicono i tedescofoni del sud Mahlzeit!

A presto!!!!


9 commenti:

  1. Anche qui in Sicilia il gattò (mai con la c!!!) è una prelibatezza da cucina di mamma e quindi io lo preparo sempre ai miei cuccioli che ne vanno pazzi! Allora che dirti: festeggio per la fine del libro, per la tua partenza, ma soprattuo per il tuo ritorno e per l'esame che andrà sicuramente benissimo... d'altronde ti sei preparata bene... fra un blog e l'altro...
    Baci
    Stefania

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  2. Oh grazie cara!!! Ma lo sai che non avevo idea che il c/gattò fosse anche un piatto siciliano? Ch bello! D'altronde abbiamo un bel pezzo di storia in comune! Hihihih1
    Un bacio grande

    Rita

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  3. Buoooono il gattò, non avevo idea che avesse origini partenopee perchè a Roma l'ho sempre mangiato. Buonissimo, caldo e coccoloso e perfetto per un festeggiamento del tipo ho-finalmente-finito-di-studire!! Come ti capisco!

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  4. Ciao Olivia! Che bello avere qualcuno che mi comprende... serviva esattamente la coccolosità del gattò! Comunque con questo post sto scoprendo che questo c/gattò ha avuto una diffusione che non mi sarei mai aspettata... effettivamente è proprio buuuono! Adesso scopro che lo fanno anche in Trentino! Comunque non vorrei aprire una faida tra regioni: ho cercato in vari siti e anche il buon Allan Bay conferma i suoi natali partenopei. Poi se una cosa è buona viaggia, vedi la pizza ^_^
    Un bacio a tutti!

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  5. Questo lo devo provare per vedere se soddisfa il mio rude palato polacco (ho mangiato cose che neanche capra, come si dice in Rambo...) ;-) no scherzo...spiegazioni molto chiara e semplice, da far venire fame anche a codesto orario ;-) e poi dai, cosa vuole che sia per lei storia del cristianesimo che l'ha sempre affascinata ;-)?Bon viaggio, kenavo malù

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  6. Leggerino il tomo che hai studiato per l'esame, dopo essere arrivati alla fine bisognava assolutamente premiarsi e col gateau l'ha fatto alla grandissima! Anche noi lo prepariamo più o meno allo stesso modo, la provola è fondamentale. Anche noi mettiamo il prosciutto cotto, ma solitamente scegliamo o quello alle erbe o il cotto di Praga! Il gateau è veramente da esportare in tutto il mondo!
    Baciotti e buon fine settimana in Germania
    Sabrina&Luca

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  7. complimenti per il gattò (per me:)!) e per l'impresa! In bocca al lupo!

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  8. ..il nome non ha importanza...sò per certo però che è un piatto delizioso...anche io spesso lo preparò! OTTIMO!
    Se ti và vieni a sbirciare il mio blog!
    http://farinalievitoefantasia.blogspot.com/

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  9. Brava Rituccia,
    ormai ti leggono in tanti e il tuo blog ha preso il volo. Non poteva essere diversamente. Ed io, che ieri ho fatto un gattò pietoso, mi sono subito copiata la ricetta del tuo, doratissimo e profumatissimo, e lo ripeterò al più presto.
    Baci alla mamma, indaffaratissima mamma!
    Patrizia

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